Referendum. Perchè NO

Piccola premessa. Io ero per il no a questa Riforma Costituzionale. Contrario non perché non voglio che cambi l’Italia. Per carità, la Carta Costituzionale ha bisogno di miglioramenti, miglioramenti positivi. Non cambiamenti che volgano al peggio, che complichino tutto e rendano la situazione più confusionale di quanto non lo sia già. Perché, diciamocelo, durante questa campagna elettorale (perché di campagna elettorale alla fine si è trattata) si è perso il merito di questo Referendum, si è votato o sull’onda di populisti che volevano mandare a casa il premier, o di gente fedelissima a Renzi pronta a seguirlo fino alla morte.

E alla fine la sconfitta più grande per Renzi è stata proprio quella di capitolare. Ha fallito, non per un fatto di mantenere fede alle promesse fatte in precedenza (figuriamoci se si fosse anche solo posto il problema). Ha lasciato perché è fallito il suo progetto politico, un progetto che aveva come asse portante questa riforma, una riforma elettorale che aveva bisogno di questa riforma,che senza di essa era priva di esistere e dichiarata ovviamente incostituzionale.

Se avessimo preso in considerazione solo il punto che riguardava la formazione delle leggi, i modi per creare e modificare leggi sarebbero passati da 2 a 10. Il bicameralismo di fatto non veniva superato, in quanto anche solo una piccola rappresentanza di un terzo del Senato avrebbe potuto chiedere una revisione della legge e quindi allungare l’iter della nascita di un’ipotetica legge. Il discorso del risparmio sui costi della politica anche quello era relativo. Tutto sarebbe variato in base ai vitalizi e i rimborsi spese dei parlamentari (non regolamentati dalla Costituzione, ma da leggi ordinarie nate dopo). Ma, come si è visto, i nodi vengono al pettine alla fine. Da questo si evince che esiste ancora una classe politica che non vuole cambiare, che fa dei diritti di un parlamentare abuso incontrollato e sprovveduto.

Se però analizziamo i dati di questo referendum, non possiamo non prendere atto di alcuni dati molto positivi. Complessivamente è andato a votare il 65,47% del corpo elettorale. Il NO ha nettamente prevalso sul SI con il 59.12% contro il 40.88%.  Il SI vince solo in tre regioni (Toscana, Emilia Romagna e Trentino), mentre il NO prevale nettamente nelle regioni del Sud (il NO in Sicilia raggiunge il 71.60%). Riguardo ai giovani, il 65% boccia la riforma mentre il SI prevale negli over 60.

Ci ritroviamo ancora una volta di fronte ad un ennesimo cambio di premier, anch’esso non eletto. L’ultimo presidente eletto fu Berlusconi e durò fino al  2010. Da lì iniziò la trafila di premier (Monti, Letta, Renzi e chissà chi sarà il prossimo) scelti da un uomo solo. Ma la colpa secondo me non va ricercata solo in Renzi e nella squadra che ha scritto la ”schiforma” (parola simpaticamente usata dalle opposizioni). Questa riforma è stata fortemente voluta dall’ex presidente della Repubblica Napolitano (e dai poteri forti, oserebbe dire qualcuno), il che la dice molto lunga sulla questione. Qualcuno accusa addirittura Renzi di aver preso la poltrona in cambio di questa riforma, ma sono solo voci di corridoio.

Dopo questa riflessione ci conviene solo aspettare l’evolversi della situazione.

I dati riguardo il voto sono presi per la maggior parte dal sito del Ministero dell’Interno

 

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