È imbarazzante quello che succede nel mondo oggi. Chiunque, nessuno escluso, è responsabile dello scatafascio attuale. Dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, e di tutto ciò che ha lasciato, permettiamo manifestazioni neonaziste e neofasciste come se fossero delle normali rievocazioni storiche. Ci siamo quindi dimenticati del genocidio degli ebrei da parte dei nazisti di Hitler e dei fascisti di Mussolini. Ci siamo dimenticati delle città rase al suolo. Ci siamo dimenticati dei rastrellamenti nei confronti dei partigiani e dei civili. Perdiamo piano piano le nostre radici e subiamo tutto ciò inermi.
Ogni volta che assistiamo ad una manifestazione violenta di qualsiasi genere, su facebook diventiamo dei fenomeni con la tastiera e iniziamo a scrivere frasi di indignazione con un italiano così pessimo che Dante si rivolterebbe nella tomba. Basta un post populista di Salvini ad infiammarci gli animi e a farci diventare esperti di politica internazionale e flussi migratori. Qui mi soffermo un attimo e apro una leggera riflessione. Cavalcare l’onda del populismo, usare flasi slogan e prendersela con i più deboli è vergognoso; ma è ancora più vergognoso farlo per un pizzico di popolarità in più e una manciata di voti. Troppo facile fare leva sullo scontento generale e dire quello che la gente ama sentirsi dire, invece che preparare proposte REALMENTE concrete che portino alla risoluzione dei problemi.
La pace ormai non sappiamo cosa sia. D’altronde non possiamo pretendere molto dopo che uno degli stati più potenti militarmente come gli USA ha al comando un emerito incapace come Donald Trump. Un presidente che, consapevole della forza militare che ha in mano, non ha il minimo timore di quello che potrebbe scatenare e manda minacce a destra e a manca e bombardando a caso ogni angolo del Pianeta senza pensare alle conseguenze. Le tensioni con la Corea del Nord (che ha due alleati potentissimi come la Russia di Putin, acerrima nemica degli USA, e la Cina) non sono mai arrivate a livelli così alti. Tanto i primi a rimetterci non sono mica gli americani, ma i sud-coreani e i giapponesi.
In Europa siamo affetti da xenofobia acuta, tutti e nessuno escluso. L’Italia, che prima tra tutti ha conosciuto sulla propria pelle i grandi flussi migratori in America all’inizio del Novecento. L’Ungheria, che possiamo considerarla la prima emergenza profughi nel 1956 e adesso si arroga il diritto di non accettare nessuno nonostante la sua permanenza nell’UE. La Spagna, che spara a vista e già questo basterebbe a condannarla davanti le Nazioni Unite. Insomma per quarant’anni abbiamo messo a ferro e fuoco Africa e Medio Oriente supportando gli Stati Uniti creando fame e morte, e adesso che ci viene presentato il conto presuntuosamente abbiamo la faccia tosta di rispedirlo al mittente.
Se vogliamo trarre le somme, per cercare qualcosa di positivo ci vorrebbe un miracolo. Un po’ come trovare un ago in un pagliaio. Nonostante tutto ciò, io comunque non demordo e tengo viva la speranza. Io continuo a vivere con la speranza che ogni giorno sia migliore. La speranza che le grandi crisi internazionali si plachino. La speranza che, se l’Europa è veramente unita, può far fronte ad ogni difficoltà. La speranza dell’accoglienza. Mantengo viva la speranza di assistere a manifestazioni pacifiche; e non vedere ogni giorno svastiche, fasci littori e saluti affini. Tutto ciò a detta di molti può sembrare utopistico, e forse lo è. Che ci posso fare, d’altronde mi definisco un sognatore. Un sognatore con ancora speranza in un mondo migliore.