Il blog di Giuseppe Castellino

Perfetti Sconosciuti- LA RECENSIONE

Titolo Originale: Perfetti sconosciuti
Regista: Paolo Genovese
Genere: Commedia, drammatico
Durata: 97 minuti
Paese: Italia
Casa di produzione: Leone Film Group
Distribuzione italiana: Medusa FIlm
Lingua Originale: Italiano

 

– “Però una cosa importante l’ho imparata.”
– “Cosa?”
– “Saper disinnescare”
– “Cioè?”
– “Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo
avanti.”

 

Perfetti sconosciuti lo considero un film molto particolare, oserei dire introspettivo. Non c’è solo una semplice sceneggiatura, ma c’è molto di più dentro questo film. Bisogna riuscire a cogliere le sfumature e gli spunti del film.

Partiamo dalla trama. Un gruppo di amici (Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta, Giuseppe, Rocco ed Eva) si ritrova la sera a casa di Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak) per la solita cena tra amici. Dopo qualche chiacchiera e seccature venute dai cellulari degli amici, Eva propone un gioco/sfida: da quel momento in poi per tutta la durata della serata i telefoni di tutti verranno messi in mezzo alla tavola e ogni messaggio verrà letto ad alta voce mentre ogni chiamata sarà fatta in vivavoce. Di controvoglia accettano tutti e, se in un primo momento i messaggi e le chiamate ricevute erano innocue, la cosa si fa sempre più ostica e vengono alla luce i lati oscuri di ognuno. Il gruppo rischia di sfaldarsi e non sembra esserci rimedio.

È molto affascinante anche l’esordio del film. Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. La vita segreta nel film è racchiusa dentro lo smartphone degli amici, una vita segreta che non andrebbe svelata perché potrebbe compromettere l’unità del gruppo. La cena si alterna tra momenti divertenti, momenti molto profondi e pieni di momenti drammatici.

Ad una visione superficiale possiamo concludere che il film si basi sulla sfiga degli attori che vedono crollarsi addosso il proprio mondo per delle piccolezze o delle distrazioni. Se lo vediamo però con uno sguardo più attento, possiamo notare che esso riprende tantissimi temi esterni al mondo del cinema di oggi. La trama e la storia, per esempio, si rifanno al famoso stile classico della “commedia degli errori” (autore latino più importante è Plauto con i suoi “Menecmi”).

Ognuno dei presenti ha come una maschera, che in questo caso è rappresentata dagli smartphone; e quando questa cade scopriamo la nuda verità, le fragilità, le debolezze e gli scheletri nell’armadio di ognuno. Tutto in questo film è curato nei minimi dettagli e nulla è lasciato al caso. La stessa scelta dei cellulari di ognuno non è casuale. Si passa da telefoni di ultima generazione (che però appartengono agli anelli più deboli della combriccola), ad un semplice telefono che non ha nemmeno la connessione ad internet (posseduto dall’unica persona che in quel gruppo non ha segreti né scheletri nell’armadio)

Se applichiamo tutti i ragionamenti che ci sono dietro questo film alla realtà, scopriamo qualcosa di veramente pauroso. Il telefono è diventato parte integrante e inscindibile della nostra vita. Quasi tutto ciò che possediamo è contenuto in quel piccolo ammasso sofisticato di circuiti e dietro di esso ci
sentiamo quasi invincibili. Cade lui e inevitabilmente cadiamo noi. Sappiamo veramente in che mani stiamo mettendo i nostri affetti, le nostre relazioni, il nostro lavoro e tutto il resto?

Concludiamo con il consueto voto al film che si prende un 9 a mani basse, mostrando non solo una sceneggiatura molto sofisticata seppure in una trama  e un ambiente apparentemente scarno e semplice, ma anche riflessioni che possono essere applicate alla realtà di oggi in cui viviamo.

Grazie mille per la lettura

Giuseppe

 

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